Nicolas Viola, centrocampista del Cagliari e freschissimo dottore in psicologia, è intervenuto sulle colonne del Corriere della Sera soffermandosi anche sul delicatissimo caso calcioscommesse che, oramai da qualche settimana, sta attanagliando il pallone tricolore.
“A gennaio voglio iniziare la specialistica. Per educare i miei figli ho scelto di rieducare me stesso e di migliorarmi come persona. Allenare i muscoli è faticoso, ma farlo con l’invisibile è più complicato. Competo e mi paragono solo con me stesso”.
Ha un metodo?
“La psicanalisi mi ha aiutato tantissimo, ho messo a nudo emozioni e sentimenti. Ho dovuto essere umile, mettere in discussione tantissimi atteggiamenti che davo per scontati e mi limitavano”.
E la psicologia aiuta a segnare 24 rigori su 25 come lei?
“Sul dischetto ti vengono mille pensieri, ma sarebbe egoistico provare emozioni. In quel momento la squadra ti sta dando una responsabilità e devi essere libero mentalmente”.
I tatuaggi sono una corazza?
“Esprimevo così sentimenti, emozioni e paure. Avessi dialogato di più con mio padre, forse avrei qualche tatuaggio in meno”.
Perché esulta indicandosi la fronte?
“Nasce per ricordare un cartone (Dragonball, ndr) ma nella testa e nella capacità di prevedere il gol c’è tutto”.
Qualche suo collega scommette per noia.
“Veniamo catalogati in base ai soldi, ma è vero che non danno la felicità. Ci vuole istruzione: anche tre anni di corso di sommelier mi sono serviti a capire certe cose”.
Come se la cavano gli allenatori con la psicologia?
“È un lavoro difficilissimo, ma io vedo Ranieri, un maestro dell’empatia: è così intelligente che la usa senza che tu nemmeno te ne accorga”.